mercoledì 15 gennaio 2014

Basta un poco di zucchero


Visto che sono una persona dall'animo gentile, oggi mi prodigherò per fare in modo che anche i maschietti all'ascolto si appassionino alla inestimabile arte dello... stiraggio!
L'idea nasce un po' da quello che è il mio retaggio culturale. Sono sempre stata educata in un modo o nell'altro alla parità dei sessi. Nulla deve essere per forza femminile, nulla deve essere per forza maschile. Tutti abbiamo due mani (con chi non le ha, ovviamente, mi scuso fin d'ora) e siamo in grado di farci le cose, senza che questo ci possa portare a sentirci superiori, senza che questo ci possa scandalizzare. Questo lo devo, in prima battuta a mamma e papà, ma soprattutto a nonna (che per questi diritti ha combattuto in prima persona) ed a nonno (che mi ha cresciuta facendomi zappare la terra ed imbiancando i muri all'urlo di avete voluto la parità? Tenetevela!). Oggi, decido quindi, di condividere questa antica saggezza con chi è stato meno fortunato di me ed ha bisogno di un input in più per capire che imparare ad utilizzare il ferro da stiro non è sintomo di una carenza di virilità.
Il segreto: è vedere tutta la faccenda come una gara di Formula 1. Ma cosa dico "una"... più di una! Un remix di gare di Formula 1, un mash up di circuiti, un trait d'union di tornanti, chicane e pit stop in grado di offrire una soddisfazione unica nel suo genere.
- Le lenzuola. Stirare le lenzuola, per esempio, è un po' come percorrere il Gran Premio Belga di Spa-Francorchamps. Si tratta del circuito più lungo ed anche del più veloce. Le lenzuola non creano grandi intoppi: di base non sono nient'altro che rettangolari. Non ci sono difficoltà, semplicemente ci si trova d'impaccio per le dimensioni. Un ottimo esercizio per incominciare a prendere la mano con un qualcosa di un pochettino più complicato.
- I fazzoletti. Se invece si vuole partire proprio dalle basi non resta altro da fare che prendere un fazzoletto e mettersi all'opera. Stirare un fazzoletto? Un po' come percorrere il gran premio canadese: anche Alesì è in grado di vincere! Se c'è riuscito lui, sono capaci tutti: basta cimentarsi qualche attimo a trovare la piega preferita ed il gioco è fatto. A prova d'imbecille!
- Asciugamani. Restando nell'area delle forme geometriche, come non richiamare anche gli asciugamani... peccato che a questo giro la cosa sia decisamente meno entusiasmante. Se per i fazzoletti almeno ci si mette poco e può essere utile ad impratichirsi un po', gli asciugamani sentono certamente la pressione dei lenzuoli: sono un po' più grandi ma non tanto quanto. Quindi è una gran barbosità: un po' come guardare il gran premio d'Ungheria. Stesso esercizio di sempre, un po' meno difficoltà e gran rischio di creare soltanto un trenino d'automobili incapace di dare spunti di sorpassi: fate conto che i vagoni siano tutti gli asciugamani che, una volta piegati e stirati, possono anche prendere posizione, uno di fianco all'altro, sul tavolo davanti a voi. Se vederci un regionale senza riscaldamento o un freccia rossa sta alla vostra fantasia.
- Pantaloni. Io qui ci vedrei l'Australia. E' il Gran Premio inaugurale, oltre alla bellezza dei luoghi ciò che entusiasma maggiormente l'incominciare a prendersi sul serio. Niente banalità: i pantaloni non li puoi stirare ad occhi chiusi! Il circuito australiano è lunghetto ed interessante, ha delle curve degne di nota ma non rientra di certo tra i GP più complicati della stagione. Cercate di vedere in questo modo anche i pantaloni: certamente hanno una buona dimensione, a prescindere dall'altezza del proprietario, hanno bisogno che qualcuno con discreta tecnica si ricordi di segnare bene la piega e di fare qualcosa anche per quei taschini, prima che si arrotolino ad altezza appendicite e diano, a chi li veste, quella tipica sensazione di sassolino nella scarpa. Superate queste due magagne, il resto del percorso è in discesa: godetevelo!
- Magliette. Qui è il caso di distinguere: se con il colletto o senza. Se senza: tutto questo è solo noioso, per non dire inutile. L'unico paragone realmente fattibile è con uno qualsiasi dei circuiti persi nel nulla, con larghezza di pista pari all'Umbria. Pensatene uno a caso che andrà bene comunque. Se con colletto, qui c'è da fare una bella distinzione e chiamerei in ballo un posto come il Bahrain, dove sulla carta nulla sarebbe veramente in grado di intimorire... ma c'è tutto un contorno di fatterelli che, alla fine dei conti, influiscono veramente. Prendi ad esempio la volta in cui è stato soppresso alla sua vigilia, le volte in cui si è pensato di boicottarlo per ragioni politiche\umanitarie\terroristiche e le volte in cui non lo si è fatto per ragioni semplicemente di soldi! O considera, anche nelle più pacifiche delle situazioni, il vento che ti soffia la sabbia sulla pista. Questo è ciò che un semplice colletto fa: complica le cose ed interviene sulla linearità dello svolgimento delle cose.
- Mutande. Piccole ma da non sottovalutare: così come il Gran Premio di Monaco. Non sembra, ma anche stirare qualcosa di così ridotte dimensioni ha le sue difficoltà: perchè devi aggirare l'elastico in modo che non si rovini e smetta di fare così il suo lavoro, perchè devi seguire la sua forma, che inevitabilmente sarà solo e soltanto sua, difficilmente troverai un altro modello uguale e per questo devi impararne a conoscere ogni paio a menadito, perchè già che le stiri le devi anche piegare. Ed è un attimo trovare l'ostacolo davanti a te.
- Camicie. Dulcis in fundo... ed anche con un filo d'orgoglio. Restando sempre in tema automobilistico, stirare una camicia è un po' come compiere un parcheggio.
1) E' necessario, forse è l'unica cosa che davvero è necessario saper stirare (di tutto il resto, salvo emergenze, ne puoi fare a meno, la camicia no: anche se si ha uno stile sportivo la camicia deve essere ben messa) così come è necessario saper parcheggiare: perchè è inutile portare la macchina per chilometri se poi non sai dove mettertela una volta giunti a destinazione.
2) E' una faccenda molto molto tecnica. Tutti ti sanno dare consigli su come farlo al meglio ma finchè non ci provi non sai esattamente quanto è difficile portare a termine un buon lavoro. Devi fare attenzione, contemporaneamente, ad un sacco di cose: al traffico che ti circonda, alle dimensioni del parcheggio a tua disposizione, al marciapiede che non sia troppo vicino o troppo lontano, devi guardare gli specchietti (tutti!!) e devi prestare attenzione anche alle vetture già parcheggiate. Così stirare una camicia: le maniche hanno una loro tecnica, la parte frontale richiede di aggirare i bottoni, il colletto deve rimanere ben rigido, anche i polsini hanno il loro perchè.
Non so cosa ne pensate voi ma io qui ci vedo Monza. Tecnica, precisa, con i suoi lunghi rettilinei, le chicanes, le brusche frenate e le accelerate. La curva parabolica e quella di Lesmo. Roba che a finire e scoprire di aver fatto un buon lavoro è una gran soddisfazione. 

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