lunedì 25 maggio 2015

Monaco 2015 - Gara

A Monaco anche Trulli è riuscito a vincere una volta. 
Rosberg è già arrivato a tre... qualcosa dovrà pur dire.
Però andiamo per ordine.
Alla vigilia del week end, per qualche astruso motivo proveniente direttamente dai postumi di Barcellona, il mondo si era convinto che Monaco sarebbe stata la gara perfetta per Nico Rosberg. E ne eravamo convinti anche noi, memori dei grandi aneddoti mazzoniani che vogliono Rosberg sempre particolarmente a proprio agio lungo le vie di casa propria.
In realtà arriva il sabato ed in qualifica combina qualche pasticcio, non si capisce bene di che natura, in Q2 compie un fuoripista di quelli che Button ricorderà per almeno un paio d'anni, in Q3 abortisce l'ultimo giro veloce, accontentandosi di una seconda piazza che, mediamente, a Monaco, corrisponde ad un suicidio.
Ed in effetti in gara, è corrisposto ad un suicidio. Almeno per il primo terzo di gara, mentre Hamilton viveva problemi con i freni che lo condannavano ad andare un po' più lento di quanto non sarebbe stato necessario per fare in modo che le Ferrari non gli grattassero l'alettone posteriore. Ed anche per il secondo terzo di gara, dopo che gli assetti hanno trovato una loro pace e sembrava non esserci più verso neanche di riuscire a sognare una vittoria.
Poi giunse l'ultimo terzo di gara, entra la safety car in pista, e con un ritardo sconcertante, Hamilton decide di andare a cambiare gomme. Al rientro si troverà terzo, tenterà in un momento di follia di superare Vettel, ancora in regime di Safety Car, per poi arrendersi, intimare i tecnici di tacere e semplicemente accodarsi allo svolgersi degli eventi.
Rosberg là davanti non ha modo di capire cosa è successo, ma inaspettatamente, senza il minimo preavviso, va a vincere... e se la gode.
Hamilton è comunque sul podio, è comunque primo in classifica iridata, ma non se la gode. Per niente. Fa il bambino, fa i capricci, odia tutto ed odia tutti. Dopo la bandiera a scacchi sembra quasi voler abbandonare la vettura a bordopista e per boicottare la manfrina. Forse qualcunogli ricorda che ha 30 anni... e si rimette in marcia. Compie l'ultimo giro e, facendosi aspettare, giunge sul podio. Non festeggia con lo champagne, risponde a malapena alle domande dell'intervista estemporanea e non parteciperà alla foto di rito davanti ai box con il suo compagno di squadra e con il team. 
Perchè tifare per Lewis Hamilton? Perchè senza i suoi capricci da diva questo sarebbe stato l'ennesimo gran premio di Monaco lento e monotono.
Le Ferrari si accodano. Partiti 3° e 5°, Vettel e Raikkonen non hanno fatto molto per migliorare le proprie sorti. Vettel, per qualche strano gioco del destino, è addirittura arrivato secondo. Raikkonen ha avuto pure il coraggio di scivolare sesto, senza infamia senza lode,forse leggermente punito dal destino al momento del sorpasso di Ricciardo, niente più che meritato per l'ennesimo attegiamento arrendevole in pista.
Max Verstappen. Visto il modo in cui è entrato a far parte del dorato mondo delle formula 1, non gli resta altro da fare che essere un fenomeno. Altrimenti avevano ragione gli altri, tutti quelli che si sono domandati per mesi e con ferocia che fretta ci fosse di mandarlo in pista, così giovane e così inesperto. Per fare il fenomeno ce la mette tutta: un padre ai box che fa lo spettacolino, il giusto talento di far sembrare straordinarie anche le operazioni più banali della terra, un filo di sfrontataggine nel tentare le operazioni più ardite... nella speranza che vadano a buon fine. Per esempio decidere di compiere sorpassi a Monaco. Ti può andare bene una volta, quando la vettura davanti a te ha dei problemi e chiaramente si sposta da un lato per farti passare... ma la seconda, a tutta velocità combattendo per una posizione iridata... la frenesia gli ha giocato un brutto scherzo. Prendendo male le misure per sorpassare Grosjean, per poco non s'ammazza! Finisce a tutta velocità contro le paratie di sicurezza e ci infila dentro mezza vettura. Lui esce a stento, recuperato da un dottore. Il suo problema principale è il padre che, sicuramente, lo manderà a letto senza cena e, per l'occasione, gli tirerà anche quattro scapaccioni. Il nostro problema è che si tratta di una bravata che ci sentiremo raccontata solo come la voglia di sfondare ... ma se la situazione si fosse svolta al contrario, se Grosjean avesse colpito Verstappen, o se l'incidente fosse stato provocato da chiunque altro, sicuramente sarebbe stato un "atto scellerato", di quelli che ti tolgono punti dalla patente, che dovrebbero fartela stracciare per sempre. Come se sui giovani piloti paganti dovessero cadere tutte le colpe del mondo. 
Atti di un certo spessore a casa McLaren. Posto che riuscire a mandare in pista due vetture funzionanti ancora non pare un progetto fattibile, questa volta, a farne le spese è Alonso. Mentre Button si è reso autore di una qualifica decente e di una gara dignitosamente (finalmente) conclusa a punti, Alonso ha fatto parlar di sè. Ha fatto parlar di sè sabato in qualfica, quando la vettura gli è implosa sotto al sedere, obbligandolo ad interrompere ogni tentativo di piazzamento prima del tempo. Ha fatto parlar di sè quando alla partenza, eliminando tutti quelli che si trovavano tra sè ed il proprio compagno di squadra, ha recuperato un bel po' di terreno. Ha fatto parlare di sè anche quando lo hanno beccato... e costretto a 5 secondi di stop and go nella corsia dei box. Eppure, soprattutto, ammettiamolo, ha fatto parlare di se quando, nuovamente, la vettura gli è implosa sotto al sedere per le stesse ragioni per cui era già implosa il giorno precedente, obbligandolo ad arrendersi, così, in mezzo alla landa desolata monegasca e a rincasare a piedi. Una lunga marcia verso il box con una sola consapevolezza davanti a sè: l'intervista di Stella Bruno
Perchè nulla è inevitabile tranne la morte, le tasse... e l'intervista di Stella Bruno.

Nessun commento:

Posta un commento