domenica 8 novembre 2015

Gran Premio del Messico 2015 - Gara


Dopo gli sfarzi del Gran Premio degli Stati Uniti era chiaro che questo Gran premio del Messico difficilmente ci avrebbe impressionato... ed in effetti non ci ha impressionato quasi per nulla. Il tutto è stato stemperato da quella gioia inaspettata offerta dalla nuova location, dal calore che non ti aspetti emanato dal pubblico, dai colori, dagli usi e costumi messicani, che hanno reso tutto sommato unico questo Gran Premio.
In pole position partiva Rosberg, forse ancora in preda ai postumi della sbronza post americana ma che, a quanto pare, gli ha portato bene. Incredulo Hamilton davanti a tanta sfacciataggine, ma impegnato fino in fondo a portare addosso il miglior atteggiamento da "questo te lo concedo" della stagione.
Rosberg parte in pole e, anche in questa occasione, ma con un filo di stupore negli occhi dello spettatore che, a questo punto non ha ben più chiaro che cosa aspettarsi, riesce a tenersela. Temiamo tutti l'ingresso di una Safety Car o l'insorgere di una concatenazione di eventi sovrannaturali tali da compromettere la situazione e portare direttamente alla pazzia il povero Nico. 
Il giorno prima in conferenza stampa post qualifiche si erano incontrati Nico, Lewis e Sebastian Vettel, pronto a partire dalla terza piazza più felice che mai. Della serie tra i due litiganti il terzo gode, aveva proposto ai due rivali della Mercedes si innaugurare questo gran premio con il botto: eliminandosi a vicenda e permettendogli di passare. A lui questo scenario aveva fatto molto ridere, meno felici di questa prospettiva gli altri... rivelando che alla fine dei conti Sebastian Vettel si sta dimostrando il migliore dello schieramento a reggere il rapporto il palcoscenico e con i media. Domenica, tuttavia, le cose non sono andate proprio così.
Mentre Nico prendeva il via e tentava con le unghie e con i denti di tenersi la piazza, poco dietro, Vettel andava ad incontrare Ricciardo da vicino: l'impatto è stato fatale.  Per lui un pneumatico forato ed un ingresso ai box obbligatorio, mentre Kvyat gli fregava la terza piazza, ancora una volta incredulo di trovarsi nelle prime posizioni senza un perchè.
Prima ancora della conclusione del primo giro, un altro colpo di scena sui nostri teleschermi. Che poi un vero colpo di scena non è: perchè un colpo di scena, per essere tale, deve essere inaspettato, lasciarti a bocca aperta e farti domandare "com'è potuto accadere?". In questa occasione si è trattato soltanto del ritiro di Alonso per problemi tecnici alla propria power unit: nulla di veramente mai visto. GP2! GP2! GP2! Che poi, non fosse partito dall'ultima fila proprio in virtù dei lavori effettuati sulla power unit e su tutto quello che la circonda, la avremmo anche potuta digerire meglio. O meglio: non pluralizziamo. Io la digerisco benissimo: mi annoia la sola prospettiva di non avere niente e nessuno contro cui gufare ormai, ma non mi ritengo particolarmente ferita nell'animo.
Rientrato a cambiar gomme al primo giro, Vettel si è trovato davanti una gara tutta in salita, per recuperare quanto perso con l'incidente. In queste cose, lo sappiamo, è il maestro e, posizione dopo posizione, giunto ad un piazzamento ormai degno di questo nome, riesce nuovamente a mandare tutto all'aria con un testacoda in grado di sfanculare ciò che di buono i suoi pneumatici ancora avevano e con il quale è stato in grado di perdere quanto di buono aveva raccolto fino a questo momento.
I problemi delle Ferrari, tuttavia, non sono finiti qua. Ci mancherebbe: Raikkonen pareva ancora parecchio insoddisfatto di come sono andate le cose negli Stati Uniti e, visto Bottas vicino a se, decide di replicare. In questo caso è lui ad avere la peggio: semiasse in frantumi, gara immediatamente compromessa letalmente, con tanto di parcheggio in piazzola e walk of shame fino ai box... e poi direttamente da Stella Bruno. Ovviamente, a suo dire, la colpa è ancora una volta di Bottas.
Nel mentre, un paio di perle di saggezza di Mazzoni,
- record a casaccio: "a parte i primi due Vettel è il più veloce!";
- dopo l'ennesimo sorpasso di Vettel: "Sainz allunga la frenata in segno di rispetto".
In sostanza, le Ferrari avrebbero dovuto vincere, perchè sì, perchè sono Ferrari e perchè anche i piloti degli altri Team tifano Ferrari (!!??!!)... eppure dopo il ritiro di Raikkonen, anche Vettel finisce a muro. Per lui il Gran Premio del Messico finisce al giro numero 52, quando è costretto a scendere dalla vettura e, in un impeto di e adesso come glielo racconto? si mette a raccogliere i pezzettini di vettura che ha sparpagliato un po' qua e un po' la, come a voler fare il lavor dei commissari. O come a voler ritardare il più possibile il rientro ai box. 
In ogni caso, alla faccia di cose che ritardano, noi da casa ci becchiamo una bella Safety Car, mica quella Virtual. Quella in carne, carbonio e ossa, guidata da un vero pilota che, piazzandosi davanti alla Mercedes di Rosberg gli ricorda, dall'alto della sua lucetta lampeggiante che, ancora una volta, è costretto ad improvvisarsi una strategia degna di rispetto per non farsi fregare da Hamilton alla riparetenza. I commissari impiegano una vita per togliere di mezzo la vettura incidentata, solo al seguito delle operazioni viene data l'opportunità ai doppiati di sdoppiarsi... un'infinità di tempo che ci offre giusto giusto l'opportunità per ripassare un'altra manciata di statistiche a casaccio:
- mai nessun pilota prima di Vettel aveva portato a termine 105 granpremi senza un ritiro per incidente (che non significa senza un ritiro, quindi è una stastistica inutile);
- era da Melbourne 2009 che una gara non terminava senza neanche una Ferrari in pista... solo che anche in quell'occasione in realtà una delle due si è qualificata e, per andare a cercare veramente l'ultimo doppio DNF bisogna risalire fino al 2004 (in sostanza, anche in quest'occasione statisticone alterato).
In sostanza: è andata a finire che Rosberg ha vinto, Hamilton (anche se con polemica sulla necessità di rientrare per ultimo cambio gomme) si è accodato e insieme a loro Bottas sul podio.

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