domenica 26 giugno 2016

I dieci fatti buffi di Baku 2016

1) Rosberg e la partenza in regola. Dopo l'exploit di inizio campionato, le cose a Nico Rosberg non sembravano andare più così bene. Da un lato Hamilton tornato in forma smagliante, dall'altro la fortuna che pareva avergli sbarrato ogni via. Per non parlare del fatto che Hamilton l'ha preso col mirino e non gliene ha risparmiata una. C'è stato il famoso colpo del gran premio mai disputato di Spagna. Quello non vinto da Verstappen, per intenderci. C'è stato il Gran Premio di Monaco dove è stato gentilmente invitato a farsi un po' più in là dal compagno di squadra. Infine c'è stato il Canada, dove semplicemente Vettel ha avuto la meglio su tutti... e lui ha avuto la peggio pure su Verstappen, il che mi pare già di per sè umiliante. Poi finalmente arriva Baku, nessuno ha chiaro che cosa sia necessario aspettarsi da questo circuito... ma se chi ben comincia è a metà dell'opera, quantomeno è riuscito a non farsi prendere in pieno da un caterpillar di passaggio.
2) Quella deludente mancanza di incidenti. Saranno sei mesi che i media seguono con spasmodico entusiasmo il rifacimento delle strade d'in su la vetta della torre antica. Erano sei mesi che ci stavamo lamentando tutti sulla mancanza di vie di fuga, strade strette e cunicoli improvvisati, alzando il dito contro lo strapotere dei soliti noti che, per vil denaro, non guardano in faccia nessuno. Però non era vero niente. Le vie di fuga erano grandi come campi da calcio, buona parte del circuito aveva quasi una largezza maggiore di quella di molti altri circuiti nati e cresciuti per essere circuiti... e non strade cittadine. L'unica curva "delicata" alla fine non ha mietuto vittime. Per niente. Una gara intera in attesa dell'ingresso della Safety Car... aspettative negate. Aspettative bruciate.
3) Hamilton fa da sè e fa per tre. DIY, ovvero: do it yourself. Che poi è quello che è successo ad Hamilton in gara. Lui nega, ovviamente, ma non potrebbe essere diversamente. Se avesse combinato un casino gli avrebbero puntato tutti il dito contro, gli è andata bene, ma non benissimo, quindi meglio tacere e rimanere nell'ombra. In sostanza: la vettura perde potenza, dal muretto non gli possono dire che cosa deve tocchignare in quel sistema di leve e bottoni che ha davanti a sè, e dopo discussione in radio e conseguente critica ad un regolamento farraginoso, decide di rimediare da solo ai problemi tecnici. Il uretto è contrario e lui non è mai d0accordo con il muretto. Tutto torna. Dopo un po' magicamente la vettura torna in piena potenzialità. Peccato che sia troppo tardi per sfruttarla.

4) Il ritiro di Alonso. Ancora avevamo nelle orecchio il grido d'aiuto canadese, con il quale Fernando chiedeva il ritiro dopo essersi reso conto che pure la Manor andavano meglio di lui. A questo giro l'onta è divenuta insopportabile. E lo hanno fatto fermare. 
5) 5 secondi per Raikkonen, posson bastare. Dopo aver combinato non si sa bene che cosa Raikkonen viene sanzionato con 5 secondi di penalità da scontarsi a fine gara nel caso in cui non fosse stata sua intenzione fermarsi per un altro pit stop. Ed in effetti non è stata sua intenzione. Metà gara trasconsa con la finta illusione di riuscire ad ottenere, prima o poi, non si è spiegato come, cinque secondi di vantaggio su Perez. Peccato che alla fine Perez, che di fatto sarebbe già salito sul podio, lo ha pure voluto superare, a pochissimi giri dalla fine. Vabbeè, facciamo che i cinque secondi di vantaggio li tengo con quello dopo?
6) Il sorpasso maleducato di Button ai danni di Alonso. Partito dalla penultima fila dopo aver cannato le qulifiche, quasi peggio di un sabato qualsiasi del 2015, in realtà si è dato da fare e si è messo subito in rimonta. Partenza decente, subito all'inseguimento di quelli davanti a se. Alla fine non si aggiudicherà neanche mezzo punticino iridato, 11° e gabbato dalla sorte. Ma quell'istante di profondissima goduria nell'inseguire il proprio compagno di squadra, raggiungerlo e superarlo, ce la vogliamo mettere? Certo, dopo un po' questo, pur di non dare soddisfazione, fingerà di essere malato e concluderà la gara in anticipo. Però son soddisfazioni.
7) Il nuovo podio di Perez. Ridendo e scherzando, qui, Perez ci sta prendendo la mano. Ed il fatto che abbia già il doppio dei punti del suo compagno di squadra rende la faccenda, per l'altro, piuttosto imbarazzante. Anche perchè l'altro dovrebbe essere il vincitore (a questo punto) della penultima 24 ore di Le Mans. Dovrebbe essere quello per il quale un paio d'anni fa tutti facevano carte false pur di aggiudicarselo. Poi Domenicali gli ha negato l'accesso in Ferrari con un SMS e tutta quella triste vicenda che è seguita con l'antirivieni dalla Force India. 
8) Raikkonen aggredito dal sacchetto volante. Non esiste più un gran premio durante il quale Raikkonen non tiri giù cristi e madonne per i motivi più vari. Questa settimana, tra le altre, l'aggressione da parte di un sacchetto blu, volante liberamente in giro per la pista e andatosi ad impigliare, tra le tante, proprio sulla sua vettura. La ragione per cui bestemmiare come un turco, come se fosse colpa di qualcuno, a me sfugge, però sorridiamo tutti certi che sia una simpatica caratteristica del personaggio.
9) Drivers parade. Qualche giorno fa, commentavo ironicamente sulla drivers parade (troppo stanca e troppo pigra per trovare la giusta traduzione) di Montecarlo. Pioveva e non c'era uno che non avesse giacca, cappuccio, ombrello aperto... insomma, posto che negli stessi istanti su un altro canale stava andando in onda il giro d'italia, un paio di riflessioni sulla sportività, sul senso di tutto quello che stiamo a vedere e sul perchè lo facciamo, viene fuori in automatico. Erano i giorni in cui quello che stava andando di brutto a vincere, alla penultima tappa del giro (un po' come a dire alla penultima gara) rotola per terra. Rotola e sanguina ma risale in bici e arriva comunque al traguardo. Nulla che possa impedire a quello che poco prima del ruzzolone era solo il secondo classificato e destinato rimanerlo, di prendere il suo posto e vincere il Giro, in un tripudio di magliette colorate. Il mondo intero si stava commovendo per la stretta di mano tra i genitori del ruzzolato al suolo e il vincitore... mentre Vettel indossava le babbucce per non bagnarsi i piedini.
Qua però andiamo addirittura oltre. Tralasciamo solo per un istante tutta quella faccenda per cui se tanto tanto due piloti stanno puntando allo stesso titolo, nello stesso anno, magari con la stessa vettura, devono per forza finire ad odiarsi da qua all'eternità. Vedi Hamilton e Rosberg. Vedi Hamilton e Alonso. Poi però Alonso ha smesso di contare qualcosa e sono tornati amici. Vedi Alain Prost ed Ayrton Senna. Poi però Senna è morto. Tutto questo è entrato quasi nel locale folklore. A Baku, pur avendo la pioggia a ere geologiche di distanza, Hamilton è riuscito ad andare alla dirvers parade con l'ombrello. Per non scaldarsi la cocuzza. 
10) Air racing united: sta operando una selezione darwiniana? E' una mia impressione o sono sempre meno? Saranno anche united ma questo aereo assomiglia sempre più Nigger Island. Un minuto di silenzio in memoria della cuffie di Nico Rosberg, finalmente riposte nella borsa, perchè nessuno veramente lo sopportava più mentre smarkettava con tanta discrezione. Il signor Bose non sarà affatto felice. Noi si. Un saluto a Kvyat, credo al suo esordio tra i nostri eroi. Ed un saluto anche alla coppa di Baku, con tanta malvagità fatta passare sotto al naso di chi non può che aspirare alla coppa del nonno. E nessuno ne restò. 

Nessun commento:

Posta un commento