mercoledì 6 luglio 2016

Austria 2016 - Gara

Adoro le griglie di partenza fantasiose. E quella austriaca era una griglia di partenza davvero molto fantasiosa. Nell’ordine, pole position per Lewis Hamilton, affiancato da Nico Hulkenberg, seguito immediatamente da Jenson Button. Erano anni che Lewis Hamilton e Jenson Button non partivano più o meno vicini, più o meno insieme, in testa alla griglia di partenza. Erano anni che Hulkenberg non partiva in prima fila. Ecco, in sintesi come ci siamo arrivati.
Sabato mattina Rosberg frantuma le sospensioni, per le qualifiche è costretto ad un cambio del cambio all’ultimo istante, che gli costerà pure un arretramento in griglia. Al momento dell’inizio della Q1 tutti scendono in pista tranne lui… ed in effetti l’arretramento potrebbe essere il minore dei suoi problemi se i meccanici non ci danno una botta. Botta (di culo) arrivata. Sugli spalti, nel frattempo, c’è il club dei tifosi di Ericsson, giunti dalla Svezia per celebrarlo. Chissà poi perchè. Kvyat si spiaccica contro un muro ad 1.44 dal termine della Q1 e bandiere rosse in pista. Si tratta del terzo fattaccio brutto delle sospensioni posteriori, vittime del cordolo killer. Il secondo era Perez poco prima. Nulla di veramente rilevante.
Al rientro in pista Sainz manda in pappa la power unit, sventolate immediatamente le bandiere gialle che, di fatto, salvano Alonso (16°) dall’oblio. Nessuno può migliorare la propria prestazione, salvo arriva in Q2… dove, in ogni caso, nessuno lo salva dall’ultima posizione disponibile. Per l’occasione la 14esima. La regia internazionale ci mostra un replay del suo disappunto. Strano, pensavo che il 14 fosse il suo numero preferito.
Nello stesso tempo, Button 10°, entra in Q3, e son già festeggiamenti. Fuori inizia a piovere, Wehrlein su Manor si colloca 12esimo (meglio di Alonso, vorrei aggiungere e\o infierire), Ricciardo si beve uno strano intruglio dal colore insalubre e Mazzoni farnetica qualcosa sulla strategia gomme delle Ferrari e sul come sia meglio una terza piazza Ferrari ad una prima Mercedes.
In Q3 la pioggia si è resa protagonista assoluta. Un po’ ha piovuto, un po’ no, oppure sì, tutti in pista con le intermedie, oppure no, oppure con le full wet, ma non era vero. In sostanza, con tutti questi colori, abbiamo preso tutti un abbaglio. Tutti sono scesi in pista e hanno incominciato a girare. Più si girava, in migliori condizioni stava la pista, migliori prestazioni offrivano le gomme. Dopo 10 minuti qualcuno ha posto un freno a questo delirio e Jenson Button si è ritrovato quinto. Quintolo per un giorno. Quintolo senza saperlo. Con grandissimo attacco di bile di Fernando Alonso che, negli stessi attimi, si stava seriamente rendendo conto che davanti a Button c’era un Rosberg (2°) che sarebbe arretrato. Un Vettel, che sarebbe arretrato anche lui per il cambio del cambio. Ed un Hulkemberg, sotto investigazione per aver combinato qualche bricconata qua e là. Una McLaren non è mai stata più vicina di così alla prima fila negli ultimi 3 anni. E quella McLaren non era neanche guidata da Alonso. Alla fine della fiera Hulkenberg non è stato sanzionato per la propria bricconata, e la gastite di Fernando si è fermata alla terza piazza.
E’ così che siamo partiti domenica pomeriggio. Con Hulk che chiaramente non ha ancora capito bene come si fanno le partenze, tanto che si è fatto da parte ed ha lasciato lavorare gli altri. Button, dall’alto della sua massima esperienza (là dove “esperienza” deve essere letta con l’accezione usata da Mazzoni) si è infilato in seconda piazza ed ha retto Raikkonen (l’altro espertone) dietro di sè per 10 giri. Non che sia tutto merito della McLaren. Quella certa pesantezza addominale della Ferrari ha contribuito parecchio. Poi è iniziato a piovere, ma forse no, forse sì ma non tanto da montare le intermedie, allora le gomme da asciutto non hanno più senso, ma questa è solo una mia riflessione. Poi a Vettel esplode una gomma, lui rimbalza un po’ in giro per la pista, Rosberg, in quel momento magicamente in testa, si fa una doccia di detriti e Safety Car in pista. La vettura di Rosberg in quel momento non è più esattamente la stessa di prima, lo si vede da lontano. Ma anche Hamilton pare ringalluzzito. 
In ogni caso, fino a mezzo giro dalla conclusione della gara Rosberg stava riuscendo a tenere la testa della gara. Hamilton era tuttavia molto molto molto vicino e Niki Lauda, inquadrato di straforo, stava preparando per l’occorrenza il suo miglior “ORA LI LICENZIO!” della domenica. Ed in effetti, il caro Niki, la sa lunga: gli è bastato pochissimo per poterlo sfoggiare in tutto il suo splendore, mentre Toto Wolff sfondava a cazzotti il monitor che aveva davanti, fingendo, giusto per non cadere nel penale, che fosse la testa dei due in pista. Hamilton e Rosberg vanno al contatto, Hamilton colpisce Rosberg almeno due volte nel giro di due curve, Rosberg perde la vetta della gara e per poco non perde l’intera vettura prima di atterrare davanti alla bandiera a scacchi in quarta posizione. Con grandissimo rammarico di Raikkonen, costretto così a salire sul podio ed a perdersi in tutte quelle manfrine cerimoniose. In tutto questo c’è Verstappen secondo, ma non chiedetemi da che parte sia uscito perchè credo di essermi addormentata a metà gara.

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