lunedì 7 novembre 2016

I dieci fatti buffi di Messico 2016

1) La partenza di Hamilton. Hamilton sta ancora recitando la parte di quello che alla fine dell'anno si vuole portare a casa il quarto titolo mondiale. Questa pole position lo ha galvanizzato, l'importante a questo punto del mondiale è tenere la testa e portare a termine la gara. Unico rivale: Nico Rosberg. Se poi non finisse per violette nell'unico momento decisivo della gara sarebbe anche tutto di più facile realizzazione.
2) La partenza di Verstappen. Sulla faccia della Terra sono ancora rimaste un paio di individui contro i quali Verstappen non si è messo. L'obiettivo principe di questa stagione mi pare di capire che sia quello di farsi nuovi amici e, con tutto quello che è successo dallo scorso marzo ad oggi, dopo essere stato promosso in mid-season da un team ad un altro, dopo aver superato il limite di esci gratis di prigione ottenibile in una sola stagione, a tre gare dalla conclusione ha deciso di dover interferire nella lotta per il titolo mondiale, altrui, tra l'altro. Proprio perchè deve rompere le palle a prescindere. Quindi, in partenza, snobbando il proprio compagno di squadra, ha scavalcato tutto e tutti ed è corso per andare a prendere in pieno Nico Rosberg, che se tanto tanto non fosse uscito indenne dallo scontro, avrebbe perso così, per idiozia altrui, anche quest'anno, del tutto e per sempre le speranze in ottica mondiale.
3) Il finale di Verstappen. Ignorare il regolamento, ignorare le indicazione del tuo team manager, ignorare tutto e tutti e pestare i piedi piangendo isterico per ottenere quello che si vuole: questa è la filosofia di vita di qualcuno a cui di bambino non è mai stato tirato uno scapaccione nel momento del bisogno. 
4) I team radio di Alonso. "Do your job, and I'll do mine": giusto per non mandarle a dire a nessuno. Poi non si lamenti se ai box, prima di farlo ripartire hanno completato la partita a carte in corso.
5) La prima piazza perpetua di Vettel. Avete presente quei momenti della vita che vorreste non finissero mai? Quei momenti in cui il tempo dovrebbe fermarsi per qualche istante per poterne godere a fondo. Questo è più o meno quello che deve aver provato Vettel, quando tutti gli alti si erano già fermati per cambiare gomme e, per uno strano gioco strategico, si è trovato in testa. Primo di un trenino di vetture che dipendevano solo da lui, una prima piazza fittizia in grado di far provare brividi e rievocare sensazioni lontane del tempo. Sarà per questo motivo che per circa dieci giri di seguito noi poveri mortali, noi che non stavamo provando alcuna di quelle folli sensazioni, ci siamo dovuti sorbire Mazzoni&c. che ripetevano a ripetizione "ora rientra, eh?", "ora rientra, eh?", increduli della circostanza che le gomme potessero reggere così a lungo, così in buono stato. Giusto un filo jettatori, ma questo è un punto di vista.
6) I team radio di Vettel. Quanta poesia in un solo team radio: è passato dal dare del bastardo a Verstappen, allo sfanculare Ricciardo per averlo sanwichato, fino all'ormai celeberrimo: "I have a message for Charlie. Fuck off! Honestly fuck off!".
7) Team order per Ricciardo. In tutto questo potrebbe sfuggire un punto secondo me del tutto cruciale verificatosi circa a metà gara, sul quale si dovrebbe riflettere un minuto in più: Verstappen ha fatto i capricci, na chiesto aiuto alla mamma, la mamma ha obbligato il fratello maggiore a farlo passare. E lui l'ha fatto: senza fiatare. Senza neanche trovarsi in una di quelle situazioni in cui chiaramente non ce la stava facendo e rischiava di rallentare eccessivamente la gara del suo compagno di sqaudra che, almeno, sarebbe potuto essere in grado di superare l'avversario. Ricciardo stava facendo la sua gara dignitosissima, senza se e senza ma. Ci ricordiamo come Verstappen ha storicamente reagito quando di è trovato nella situazione opposta? Un intero team piegato al volere di un poppante: sono sballordita. Poi non si lamentino se i tempi di SebVettelquattrovoltecampionedelmondo sembrano così lontani.
8) Ricciardo terzo e gaudente. Questa è per gli amanti degli statisticoni a casaccio: non credo sia capitato molto spesso che, per la stessa terza posizione, un pilota abbia concluso la gara, un altro sia finito sul podio ed un altro ancora si sia preso i punti iridati.
9) Rosberg secondo e contento. Qui è dove ipotizzo un voto di scambio. Con questa vittoria Lewis Hamilton è giunto a ben 51 in carriera: lo stesso numero di Alain Prost, mica roba da ridere. Con questo secondo posto Rosberg non ha visto scalfire neanche un po' le sue speranze iridate: a lui basta anche arrivare sempre secondo, se Hamilton continua a vincere.
Basta che Hamilton finisca dietro anche solo una volta perchè il gioco sia fatto. Con la prossima gara Hamilton potrebbe superare il record di vittorie di Prost, ed entrare nell'olimpo delle leggede, più leggenda delle leggende, mentre Rosberg potrebbe portarsi a casa il titolo comodamente. Se, come si è capito da sei mesi a questa parte, i due non sono più autorizzati a perdere un solo capello in pista, pena l'essere radiati dall'intera factory Mercedes e finire a guidare Uber a Roma, c'è il sospetto di un voto di scambio: se Rosberg gli permette di entrare nel albo dei campioni super power, Hamilton gli lascia la speranza del titolo mondiale, finchè Verstappen non ci separi.
10) La panza di JP Montoya. Quando si arriva a lasciare la camicia fuori dai pantaloni è davvero la fine. Anche se il caro Giovanni Paolo è noto per non essere mai stato un gran figurino. Tra l'altro... fatemi capire... Montoya è pure più basso di Alonso? 

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