domenica 18 dicembre 2016

Domani è un altro giorno - 2016 Edition

Per la categoria:
1) Lewis Hamilton - sconfitto nella sua battaglia più dura, quella con l'ego.
2) Daniil Kvyat - dalle stelle alle stalle in meno di 8 mesi
3) Max Verstappen - Verbatten!
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And the winner is...
Lewis Hamilton
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Dura la vita, quando si è Lewis Hamilton. Quando hai lasciato credere al tuo prossimo di essere in grado di reggere determinati standard, ormai imposti dal personaggio pubblico che ti si è costruito intorno. Lewis Hamilton non è solo un pilota, Lewis Hamilton è un divo, un personaggio che attraversa in lungo e in largo le quattro dimensioni dello showbiz. Glamour, socialS, moda... e sport. Perchè non dimentichiamoci lo sport. Glamour: perennemente circontato di celebrità, pare che non riesca a perdersene neanche una. In ogni ambito, di ogni professione, sportivi, attori, cantanti, nelle sue cerchie non manca proprio nessuno e lui stesso non manca mai ad uno solo degli eventi al top in giro per il mondo. Social network: Re di twitter, com'era qualche anno fa, nel frattempo ha preso il possesso di tutte le altre piattaforme. 4 milioni di follower su twitter, 4 milioni di like su facebook, 3,6 milioni di follower su instagram, oltre all'ormai celebre presenza fissa su snapchat, per il pilota che per primo ha fatto prerogativa della sua vita il personale utilizzo di tali piattaforme. Moda: è sufficiente dare un'occhiata ad alcune delle piattaforme sopra menzionate per cogliere immediatamente l'interesse delle grandi firme nei suoi confronti... ed il suo interesse nei confronti delle grandi firme. Oltre, ovviamente, a quella corresponsione di amorosi sensi con il mondo della fotografia in genere e delle riviste patinate nello specifico. Sport: Oltre a tutto quello che ho elencato sino a questo momento, comunque, Lewis Hamilton, continua ad essere uno sportivo ad altissimi livelli, tre volte campione del mondo, uno dei protagonisti indiscussi della formula 1 moderna da quasi 10 anni, stato in grado di discutere, far parlare di sè, incuriosire ed indispettire, sin dal suo esordio, oggi ancora ai massimi livelli. Ad opinione di molti si tratta del pilota più veloce in pista, opinione ovviamente non condivisa da Alonso, ma queste sono beghe interne tra di loro. Fatto certo è che sin da subito è stato in grado di dimostrare un proprio certo talento, ottimizzato, negli anni, con un qualcosa in più di disciplina, che gli ha raffreddato gli istinti e acuito i riflessi. 
Dopo un debutto sfavillante in McLaren, ha deciso di fare armi e bagagli per andare altrove quando si è reso conto che la situazione era statica da un po' troppo tempo. Molti hanno considerato un azzardo questa faccenda del passaggio in Mercedes, molti hanno creduto che stesse andando ad infilare la propria carriera in un buco nero senza più ritorno, come un Alonso qualsiasi: ma non è stato così. E' bastato un primo anno di rodaggio, e probabilmente la buona stella che ha trasformato la Mercedes nel prodigio che è oggi, perchè Hamilton potesse tornare al top, con un secondo titolo mondiale a cui è seguito un terzo titolo mondiale... al quale sarebbe potuto seguire anche un quarto titolo mondiale se non fosse che...
Se non fosse che ogni tanto quelle origini indisciplinate tornano a farsi sentire. Lewis Hamilton non è più il pilota dalla testa calda che era un tempo, non è più quello che nelle occasioni importanti si imbarazza e inciampa, non è più quello a cui sudano le mani e gli scivola il volante tra le mani. Però è sempre quello che di tanto in tanto una cazzata la fa. E quest'anno gli è costanta cara. Per uno ormai abituato a vivere al top una sconfitta deve bruciare parecchio. Deve bruciare ancora di più se arriva dal suo coinquilino, da quello che sarebbe dovuto essere la pallida seconda guida ma si è trasformato nel suo acerrimo nemico. Non è stata solo sfortuna, non è stata solo colpa dei problemi meccanici, qua ci ha messo anche del suo, qua ci sono stati anche degli errori, che ha pagato cari. Qua ad uscirne ferito è, prima di ogni altra cosa, il suo ego. Ma stai sereno Lewis, dopotutto, domani è un altro giorno.
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Tutto ebbe inizio, anche quest'anno, in Australia. Reduce del post sbornia perenne in onore del terzo titolo mondiale, con un ego del genere e dopo la conquista della pole della prima gara della stagione, deve essere stato un colpo vedersi sfuggire la posizione in meno di un secondo dopo l'inizio della gara. In quell'occasione finì la gara in seconda piazza, dietro a Rosberg, ma eravamo solo a marzo, quello fu solo l'inizio.
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Seconda tappa: Bahrain. La domenica era già iniziata male con una reprimenda, subita per aver fatto retromarcia in pit lane dopo le qualifiche del sabato. In ogni caso, nulla di peggiore di quanto successo in partenza in gara: partito in pole, Rosberg ha comunque la meglio sul compagno di squadra. Hamilton sembra accodarsi senza troppo insistere ma Bottas, partito al doppio della velocità di tutti gli altri, passa avanti a molti e finisce per pretendere un posto che non gli competeva: centra in pieno la vettura di Hamilton, che si gira e rimane invischiato nel traffico. Comunque terzo, anche se con 20 secondi di ritardo.
Seguono le sfighe cinesi: costretto al cambio del cambio, circostanza che già di per se gli avrebbe provocato un arretramento di cinque posizioni in griglia di partenza, in qualifica le cose sono andate decisamente peggio: neanche un giro compiuto in pista. Per lui partenza dall'ultima posizione senza diritto di replica, come un Marussia boyz qualunque: si frantuma subito e cambia gomme 3 volte nei primi 3 giri del gran premio. Prima della fine della gara tornerà ai box almeno un altro paio di volte. Terminerà in zona punti, che è sempre meglio che prendere una ditata in un occhio.
Si aggiunga: questo è stato il week end con la famosa cena dei piloti, quella con i conti separati e la divisione alla romana, come si faceva a scuola, durante la quale finì per litigare con tutti dopo essersi offerto di pagare, giusto per non fare una figura da pezzenti. Lewis, comprendili, non ti meritano, sono dei poracci. Ed anche aprile volò via così...
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Maggio ebbe inizio con la trasferta in Russia dove Rosberg se la è spassata in prima posizione dalla pole alla bandiera a scacchi, e dove Hamilton è stato costretto a partire in decima posizione, arretrato e con le pive nel sacco, dopo che la vettura lo ha abbandonato ma ha concluso in secondo, giusto per non darla vinta tanto facilmente a nessuno.
Il momento più alto comunque è arrivato in Spagna: a questo giro, il colpo di sfortuna è stato molto meno metaforico delle altre volte. Ed ha coinvolto anche Rosberg. L'attimo è stato chiaramente uno di quelli epici, che ricorderemo nella storia della Formula 1. Di quelli che meritano di essere rivisti al rallentatore, sul quale chiunque ha un'opinione e anche fra qualche anno ricorderà che cosa ha provato in quel esatto istante. Lewis Hamilton partiva in pole position ed aveva fatto credere a tutti di aver chiuso la parentisi delle sventure extraeuropee per iniziare a fare sul serio. Eppure, già alla prima curva Rosrberg ha la meglio, Lewis non molla il colpo, cerca di riprendersi la piazza, prima della curva quattro tenta il sorpasso impossibile ma finisce sull'erba, la vettura slitta e ne perde il controllo. Nella disperata corsa verso il primo muro contro il quale infliggersi incontrerà la vettura di Nico Rosberg, che porterà con sé. Entrambe le Mercedes sono fuori dai giochi.
Proprio nella zona cesarini del mese, giunse finalmente Monaco. Per un attimo, un attimo soltanto si è potuto pensare che la lunga fila di iatture di Lewis Hamilton non si fosse ancora conclusa. Sabato pomeriggio: due fasi di qualifiche andate lisce, si deve scendere in pista per la Q3. Lewis Hamilton è davanti ad un piccolo trenino di vetture in pit lane, ad un certo punto rallenta tutti, agonizza, si accascia in un angolo. I meccanici corrono all'impazata verso la sua vettura, la trainano a braccia fino al box, sistemano quel che c'è da sistemare e riescono a lanciarlo in pista prima che sia troppo tardi. Porta a termine un giro soltanto e si piazza terzo. In gara però Rosberg scivolerà nell'oblio della settima posizione e ad Hamilton sarà finalmente concesso di vincere una gara. E di farsi far la festa da Justin Bieber
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Giugno si è aperto con il gran premio del Canada, là dove una volta ha vinto persino Alesì. Hamilton aveva anche il grande vantaggio di partire dalla pole. In realtà allo spegnersi dei semafori, probabilmente troppo impegnato a controllare cosa stesse facendo Nico Rosberg, si è fatto beffare alla grandissima da Vettel, che lo sfila da un lato e lo lascia a litigare con il suo compagno di squadra: lo colpisce e lo manda per violette. Bad idea Lewis: il karma gliela farà pagare! Ovviamente non a questa gara, dove vince, ma solo grazie all'incapacità cronica delle Ferrari di studiare una strategia che abbia un senso. In giro per la rete c'è stato chi ha sostenuto che sia stato lui il migliore in pista: come al solito ho opinioni divergenti. Certamente non ha fatto una gara malvagia, ma questa tendenza di asfaltare il proprio prossimo abbassano di molti punti la media. Inaccettabile da uno che pretenderebbe di diventare quattro volte campione del mondo.
Una settimana dopo Hamilton è arrivato a Baku insieme a Coco. Lasciato a casa per l'occasione Justin Bieber. Quintolo per un giorno. A farla da padrone nella sua gara un certo calo del potenziale della vettura a metà gara. Questa banalmente non andava, ci sarebbe stato da modificare qualche parametro tecnico, ma nessun ingegnere era legittimato a dirgli cosa fare. Un po’ ha provato ad insistere e trovare un modo perchè questo parlasse, eppure questo è stato irremovibile. Che palle questa voglia di rispettare le regole. Quindi il lancio della sfida definitiva: ok, faccio da solo! E ce lo siamo immaginati tutti a schiacciare tasti a casaccio nella speranza che accadesse qualcosa. A girare tutte le rotelle e sollevare tutte le levette con fare curioso di chi decide che a far da se si fa per tre. L’urlo sconsolato del muretto riecheggia ancora ora NOOOOOOO!! Spaventatissimo. Però ha funzionato. Non si capisce cosa diavolo Lewis abbia combinato ma ha funzionato. Giusto in tempo perchè le gomme fossero talmente cotte da non permettergli alcunchè.
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Luglio, a differenza degli altri, è stato decisamente il suo mese: 4 vittorie su 4 gare. Ma non è oro tutto ciò che luccica. Per esempio c'è la faccenda austriaca. Fino a mezzo giro dalla conclusione Rosberg era in testa, Hamilton, dietro di lui, molto molto molto vicino e Niki Lauda, inquadrato di straforo, stava preparando per l’occorrenza il suo miglior “ORA LI LICENZIO!” della domenica... mentre Toto Wolff sfondava a cazzotti il monitor che aveva davanti. Hamilton e Rosberg vanno al contatto, Hamilton colpisce Rosberg almeno due volte nel giro di due curve, Rosberg perde la vetta della gara e per poco non perde l’intera vettura prima di atterrare davanti alla bandiera a scacchi in quarta posizione. Torna quindi la strategia diretta ad asfaltare il proprio prossimo e, se ascoltate me, torna ad essere una cosa inaccettabile per uno che mirava a portarsi a casa il quarto titolo mondiale. 
A Silverstone, in castigo, ha fatto il bravo. 
Stando ai soli ben informati, Hamilton, in Ungheria, ha speso ben più di una parola con i commissari perchè quella pole di Rosberg fosse fatta fuori ex lege e gli fosse data la prima piazza di diritto.  In gara comunque la faranno da padrone gli ordini di squadra, non è che ci sia molto da dire.
In Germania gli piace vincere facile. 
Tutti al mare.
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Tornato dalle vacanze, il week end belga riparte con un arretramento di 50 posizioni sulla griglia di partenza. Le cose gli andranno comunque egregiamente bene (terzo) ma solo grazie alle epiche imprese del maestro Versbatten.
A Monza, giusto per celebrare la sacralità del gran premio d'Italia, tornerà a combinarne delle sue: punti gettati al vento. In pole position accanto a Nico Rosberg: il destino di tutti pare essere già segnato. Allo spegnersi dei semafori Lewis tuttavia non parte, invece lo fa Nico, che prende la testa della gara mentre il suo compagno di squadra prima di tutto annaspa verso la sesta posizione e poi concluderà secondo, ma sempre e solo grazie all'inettitudine ferrarista.
Abbiamo così inaugurato settembre, patria di altre castronerie. Prima di tutto la faccenda Singapore: Lewis Hamilton è partito in terza piazza, autore di un piccolo errore nel giro veloce definitivo in qualifica, errore che a questo giro non è stato in grado di scaricare su qualcun altro, giocandosi la prima fila. In gara non è partito al meglio, ha avuto più da lamentarsi con i tecnici per la strategia di quanto non abbia fatto seriamente al volante. Si aggiungano un paio di errorini di troppo che, in un caso, gli stavano anche per costare la terza piazza in favore di Raikkonen... ma per fortuna di in Ferrari le strategie le fa Topo Gigio ed in men che non si dica è, quantomeno, tornato sul podio.
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Della Malesia non è che ci sia molto da dire: mentre le cose a Rosberg stavano andando maluccio (preso a sportellate da Vettel, finito in ultima piazza e sanzionato qua e la nel corso della risalita) per Hamilton sono andate anche peggio: fonde. Il suo motore va in fumo ed è costretto immediatamente al ritiro, tra le urla di straziante dolore.
Giunto in Giappone, è riuscito a far incazzare mezzo mondo ancor prima di salire in macchina. Prima ha provato a fare insinuazioni sul fatto che il suo sia l'unico motore Mercedes, tra tutti quelli che sono andati in pista, ad aver avuto dei problemi. Niki Lauda gli ha tirato le orecchie ed ha provato a rimediare alla situazione con dichiarazioni imbarazzanti. E' seguito il folle appuntamento con la conferenza stampa che ha passato interamente giocando con il cellulare ricevendo cazziatoni a destra e a manca, ai quali, tra l'altro, ha risposto stizzito. In gara, nuovamente, si distrae al momento della partenza. Si ritrova ottavo e lotterà fino alla fine per la scalata al successo: non gli andrà meglio di una terza posizione.
Dopo la sceneggiata giapponese, rivendicata con orgoglio anche nei giorni seguenti, come l'unica vera posizione da prendere contro il format antiquato della press conference, giunto negli Stati Uniti, Lewis Hamilton è stato richiamato all'ordine e, a questo giro, si è presentato più ordinato e pulitino che mai. Occhialetti da secchioncello, divisa pulita, stirata ed ordinata, spocchia ben riposta in borsa e sguardo fisso e concentrato sugli astanti. Siamo però già arrivati al momento della stagione in cui la matematica ha iniziato a dargli torto, non è che si sia più molto da dire. Se non che il voto di scambio fosse palese. Hamilton in pole era ed in pole è rimasto. Nessuno gli ha messo i bastoni tra le ruote e, lui stesso, non se li è autoposti. E' andato a vincere indisturbato, con Rosberg al suo fianco.
In Messico l'unica cose veramente interessante ha riguardato la terza piazza.
Brasile: scende la pioggia, ma che fa?
Infine Abu Dhabi. Una gara perfetta. Ma giunta troppo tardi.
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  • Piloti già premiati (click sul link per andare alla premiazione):
- per l'anno 2015 - Fernando Alonso ... un uomo sull'orlo della crisi di nervi.
- per l'anno 2014 - Sebastian Vettel ... dalle stelle alle stalle in nove mesi netti.
- per l'anno 2013 - Mark Webber ... con tutti gli acciacchi di salute suoi e della vettura.
- sempre per l'anno 2012 - Michael Schumacher - premio alla carriera 
- per l'anno 2012 - Romain Grosjean 
- per l'anno 2011 - Lewis Hamilton
  • Team già premiati (click sul link per andare alla premiazione):
- per l'anno 2015 - Ferrari ... perchè dev'essere davvero davvero difficile trovare sempre qualcosa di cui lamentarsi.
- per l'anno 2014 - Ferrari ... una scuderia allo sbaraglio.
- per l'anno 2013 - McLaren ... sull'orlo di una crisi di nervi.

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