lunedì 16 marzo 2015

Australia 2015 - Gara

Una gara al massacro: dove solo i più coraggiosi e i più resistenti sono giunti al traguardo. So di molti che hanno reputato l'intera gara come l'ennesimo evento noiso che questa Formula 1 moderna è riuscita a mandare in scena. Io non sarai della stessa opinione. Io ho cercatodi guardare la gara con gli stessi occhi di incredulità e di meraviglia che si potrebbero avere davanti ad uno spettacolo di magia, davanti al quale non si sa mai che cosa potrebbe accadere.
Qualche avvisaglia di come sarebbero andate le cose la si aveva avuta già dal sabato in qualifica: le Mercedes vanno, e vanno anche molto bene (che palle!! ndr), le Ferrari ci provano, la Williams pretenderebbe di non essere da meno, e qualche volta ci riesce anche, gli ultimi dello schieramento non ci sono... e quelli che potrebbero potenzialmente essere a metà, agli effetti, sono sbattuti in fondo come gli ultimi dei reietti. 
Già sabato in qualifica la Marussia aveva dato forfait. Bottas zoppicava dopo essere finito a zappare la terra, gli altri tiravano accidenti contro la loro power unit.
Siamo arrivati alla domenica ed era ancora tutto così: Bottas zoppicava ancora (e non lo si è neanche fatto partire), della Marussia nessuna traccia... e molti tiravano accidenti contro la loro power unit che non gli ha permesso neanche di completare il giro di riscaldamento. Vedi Kviat, dalla Red Bull, vedi Magnussen dalla McLaren
In sostanza: il semaforo verde lo hanno visto in 15. La bandiera a scacchi solo in 11. 
Che questo mondiale sarebbe partito col botto si è capito subito. E quando si parla di botti, c'è solo una persona che viene in mente. Maldonado: uno che non si smentisce mai. Uno che non si è preso il tempo di arrivare al secondo giro di questa sfolgorante stagione che già ha dovuto sfondare la vettura contro un muretto. Con lui al box è rientato anche Grosjean, nessuno ha capito come mai ma, siamo sinceri, da uno come Grosjean non è che ti aspetti molto di più.
Protagonisti indiscussi dell'intera gara: i meccanici. Senza distinzione di colore o di appartenenza geografica. Tutti... ma con particolare attenzione nei confronti degli addetti alla posteriore destra. O sinistra.
Dipende da che lato si sta guardando la vettura. Si è partiti con dei problemi alla posteriore destra si Saints, che gli ha ritardato la sosta.  Si è proseguito con la posteriore destra di Raikkonen, che non si voleva imbullonare. Per tornare, nuovamente, 20 giri dopo, ancora, sulla posteriore destra di Raikkonen... che non si voleva sbullonare. Modello Benny Hill Show, meccanici Ferrari prima lo rimandano in pista a casaccio, si sbracciano per segnalare il problema, lo fanno accostare... e, per lui, la prima gara della stagione finisce qui.
Ultimo dello schieramento Jenson Button, sempre alla ricerca delle limited edition. Se sabato era riuscito con le unghie e con i denti a prendersi uno deipochissimi e limitatissimi posti che potessero sbattere fuori dalla Q1 in tempi record, giunto alla domenica, in una domenica come questa, dove sono più i piloti ai box di quelli in pista, come non cercare affannosamente di occupare l'unico posticino in pista che non si sarebbe portato a casa neanche un punto iridato a pagarlo oro? 
Per la cronaca: missione riuscita. La sua è stata un'epica impresa sin dall'inizio: partito al motto di dall'ultima fila c'è una vista migliore, ha pure tentato di combinare qualcosa di buono prima della banidera a scacchi. Si è preso a sportellate con Perez, invitandolo, con vera flemma inglese, a sorpassare sua sorella, per qualche tempo si è arrampicato con i gomiti sugli specchi, ha scherzato sul fatto che, dopo aver sbriciolato un pezzo di vettura sulla fiancata di Checo questa pareva quasi andar meglio, poi si è arreso al destino: la vettura gli si stava smontando da sotto al sedere. Eppure, giunto al traguardo con soli due giri di ritardo dal leader della gara, una cosa lui la può dire: è giunto al traguardo, il che, mi par essere molto più di quanto non possano dire molti degli altri iscritti al campionato.
Cronache raccontano che, nel frattempo, Alonso stesse guardando la gara dal solotto di casa sua continuando a prendere a capocciate il muro nella vana speranza di autoindursi una nuova amnesia. Permanente questa volta.
Altre ragioni per tirare capocciate al muro giungono direttamente dalle prime file. La gara viene vinta da Hamilton, fin qua niente di strano. Dietro di Lui Rosberg, con direttive di rallentare il passo di marcia dai box sin dal 20esimo giro, giusto per evitare che ricominci tutto come l'anno scorso. A 30 secondi di ritado, Vettel. A podio, anche se con tre ere geologiche di ritardo.

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