martedì 21 giugno 2016

Baku 2016 - Gara

Con Rosberg in pole ed Hamilton in decima posizione, c’era da stare tranquilli di una cosa soltanto: forse Nico non sarebbe stato sbattuto fuori da nessuno. E così è stato. Decisamente una partenza migliore di quella di Ricciardo gli ha garantito di prendersi sin da subito un vantaggio notevole (ed a tratti imbarazzante) rispetto a tutti quelli dietro. Vettel e le Ferrari non riescono a brillare in nessun caso. Non lo fanno quando Vettel, per una strana strategia di pit stop, finisce dietro a Raikkonen. Non lo fanno quando Raikkonen accosta per far passare Vettel. Non lo fanno neanche quando Raikkonen si mette a sbraitare in team radio con la pretesa di ottenere quello che non può. Non sono una che si scandalizza davanti ad una parolaccia, parlo come una scaricatrice di porto e, a tratti, preferisco un vero vaffa ad un falso buongiorno, però in Ferrari ci stanno prendendo gusto. Come diavolo è che gli altri riescono a parlare in una maniera decente, giusto per non essere bippati ogni quattro secondi, tranne loro? E’ uno strano metodo per fare ricorso al codice morse ed ingannare il proprio prossimo? In effetti, è dai tempi in cui con Alonso si parlava in italiano che stiamo aspettando la nuova genialata per aggirare le regole. Siete proprio dei geni. O dei scemi. Fate voi.
In fin dei conti questa Baku non è stata affatto male. Il paesaggio è bello, il circuito, seppur cittadino è interessante, la larghezza delle strade è seriamente preoccupante, detto a una nata nella patria dei vicoli. Non aveva affatto l’aspetto di un circuito cittadino, tranne che per il paesaggio. Interessante anche quello: le mura antiche davvero d’effetto, la città, per quanto possa essere stata tirata a lucido per l’occasione, in ogni caso si è presentata davvero carina. Nonostante quelle tre vele in lontananza. Immagino siano schiribizzi artistici dei quali nessuno riesce più a fare a meno. Forse il problema è stato proprio questo: troppo tempo a guardare il paesaggio, troppo poco ad assistere alla gara. Discretamente monotona. Ok, non è tutta colpa del circuito: di suo lo spazio per l’azione lo avrebbe anche offerto. Solo che non c’è stata. Deludentissima la S dalla torre: già avevo scommesso su chi sarebbe stato il primo a sbatterci, invece niente. Neanche una piccola Safety Car scesa in pista. Neanche una Virtual Safety car. Per dire.
In sostanza è andata così. Rosberg partito dalla pole ha avuto tempo di fermarsi con tutta calma ai box, grattarsi la pancia, fare una partita a domino e arrivare al traguardo con abbastanza tempo di distacco dal secondo da avere modo di farsi anche la doccia prima di salire sul podio. Dietro di lui Sebastian Vettel ancora lì, ancora una volta, mentre Raikkonen litigava con i sacchetti della spazzatura, bestemmiava in finlandese al microfono, si faceva sanzionare con sanzioni che neanche lui sapeva esistessero e si impegnava moltissimo a tenere almeno cinque secondi di distanza da quello dietro… che comunque prima della fine della gara lo ha superato. Giusto perchè ci è riuscito. 
Quindi terzo Sergione Perez, ormai talmene abituato ad andare sul podio che ha incominciato a portarsi dietro la fidanzata da box. La fidanzata da box è quella particolare specie umana destinata ad apparire al fianco dei piloti vittoriosi. Le riconoscete perchè sono alte, belle e fighe. La poveretta stazionava in naftalina dai tempi della McLaren, pronta ad essere mostrata alla prima occasione utile. I podi che sono venuti dopo sono stati troppo improvvisati e fortuiti per comportare la riesumazione. A questo punto però, con due podi di seguito, come lasciarla a casa ancora? Anche perchè improvvisamente Sergione Perez è diventato l’enfante prodige che non è mai stato. Improvvisamente quello che tutti vogliono e che nessuno merita, quello per cui tutti i top team stanno facendo carte false per accapparrarselo il prossimo anno. Una fidanzata da mettere il bella mostra, con le cuffie in testa a far finta di essere preoccupata al box, pronta a correre all’occorrenza sul tacco 12 fin sotto al podio, ci vuole. 
Hamilton tanto ha fatto tanto ha bregato che non è riuscito ad arrivare meglio che quinto di piazzamento. Quintolo per un giorno. E quasi quasi gli è andata bene così. A farla da padrone nella sua gara un certo calo del potenziale della vettura a metà gara. Questa banalmente non andava, ci sarebbe stato da modificare qualche parametro tecnico, ma nessun ingegnere era legittimato a dirgli cosa fare. Un po’ ha provato ad insistere e trovare un modo perchè questo parlasse, eppure questo è stato irremovibile. Che palle questa voglia di rispettare le regole. Quindi il lancio della sfida definitiva: ok, faccio da solo! E me lo sono immaginato a schiacciare tutti i tasti nella speranza che accadesse qualcosa. A girare tutte le rotelle e sollevare tutte le levette con fare curioso di chi decide che a far da se si fa per tre. L’urlo sconsolato del muretto riecheggia ancora ora NOOOOOOO!! Come il bimbo a cui qualcuno ha minacciato di togliere le teste a tutte le bambole per vedere cosa c’è dentro. Spaventatissimo. Però ha funzionato. Non si capisce cosa diavolo Lewis abbia combinato ma ha funzionato. Giusto in tempo perchè le gomme fossero talmente cotte da non permettergli alcunchè.

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