venerdì 5 gennaio 2018

I dieci fatti buffi della stagione 2017

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Gran premio di Monte Carlo: Kimi Raikkonen torna in pole position dopo 9 anni

Il colpo di scena più colpo di scena di tutti, anche se il puzzo che si soleva sentire era quello del contentino offerto giusto per evitare che chiamasse i sindacati. A darci ragione l'esito della gara, conclusasi con una vittoria per Sebastian Vettel, pronto a mettere un ulteriore piedino avanti in classica iridata senza guardare in faccia a nessuno. Il vero problema è che a questo giro la faccia alla quale non è stata prestata molta attenzione è quella di Kimi Raikkonen... il che ha lasciato un po' d'amaro in bocca a tanti. Soprattutto, col senno di poi, per come è finita la stagione. Una vera canagliata di squadra, due diverse strategie, una per forza di cose migliore dell'altra uscite dallo stesso box e diretta a due diversi piloti con lo scopo preciso di avvantaggiare uno a dispetto dell'altro: non è stato semplicemente detto a Kimi di togliersi dai piedi, far passare e tutto il resto. Gli hanno remato contro dall'alto. Il che è davvero poco simpatico. Le cose sono andate così e quello che ha lasciato ancor l'amaro in bocca è che il "dispetto" sia stato fatto a danno di Kimi Raikkonen, che è ormai il nonno buono dello schieramento, dei cui trionfo eravamo già tutti pronti a gioire e sarebbe stato veramente un bel momento per lo sport in generale. 

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Gran premio di Monte Carlo: il ritorno di Jenson Button

Nuove generazioni contro vecchie generazioni, l'esperienza contro il futuro che avanza. Il futuro che avanza e necessita di spazio verso le vecchie generazioni indisposte a lasciar la poltrona. Potrebbe essere la storia della nostra vita ma è ciò che è successo al primo giro del gran premio di Monaco. Che poi è il bello della Formula 1: c'è sempre una metafora da applicare alla vita reale. Jenson Button partito dalla pit lane, neanche l'onore di un piazzamento in griglia, per quanto sfigato che fosse, gli progettano una gara in rimonta: cambio gomme al giro 1 e via così fino alla fine della gara.
Insieme a Jenson entra ai box anche Wehrlein che, entrando per primo avrebbe preteso anche di uscire primo, ignorando allegramente le regole della strada, della pit lane e quelle della vita che impongono rispetto nei confronti della persone anziane. Gli taglia la strada, sgomita, si prende una posizione che non gli spettava e pretende di avere la meglio. Una vera lotta generazionale, conclusasi con il buon senso dell'anziano che, al momento, per evitare il contatto alza il piede dal pedale ma sa benissimo che la vendetta è un piatto da servire freddo. Mica per niente prima della fine della gara lo metterà in castigo con la faccia contro al muro. Per questo epico gesto verrà anche sanzionato con tre posizioni di arretramento in una griglia che non si comporrà mai. Ben fatto. 

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Gran premio d'Azerbaigian: Stroll a podio

Tutto è incominciato con un gran smaterializzarsi di piloti nelle prime posizioni e alla fine quello che è andato ad accadere ha dell'incredibile e l'incredibile si è materializzato sotto i nostri occhi. Uno che fino al giorno prima aveva persino difficoltà a partire senza schiantarsi contro niente e nessuno, non solo è giunto fino alla fine della gara ma è pure arrivato a podio. La sua presenza sul terzo gradino non è nient'altro che l'emblema della follia di questa gara ufficialmente candidata tra le mie preferite della stagione.

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Gran premio d'Azerbaigian: braccio di ferro tra Vettel e Hamilton

Inevitabilmente il gesto sportivo dell'anno. Ciò di cui parleremo per i prossimi anni, quelli che racconteremo ai nostri nipoti del tipo: "io me lo ricordo quando è successo...". I fatti sono piuttosto chiari e si sono svolti davanti agli occhi di tutti: siamo dietro la safety car, Vettel tampona Hamilton, poi lo affianca, lo manda al diavolo e gli da un colpo con la vettura, poi torna ad accodarsi.
Ipotizzando per un solo istante che Vettel abbia avuto l'impressione che Hamilton abbia rallentato eccessivamente (teoria smontata successivamente dalle telemetrie della vettura che non riportano alcuna frenata ed alcun rallentamento), capisco che gli sia finito dentro e che lo abbia voluto mandare al diavolo. Ma quella storia dell'affiancarlo e andargli addosso? Ma neanche in tangenziale all'ora di punta.

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Gran premio di Ungheria: sorte e malasorte

I fatti che hanno dato vita al gran premio di Ungheria hanno chiarito un sacco di questioni lasciate in sospeso. E' infatti fatto notorio che la presenza di Marchionne al box Ferrari non sia mai di buon auspicio. L'equivalente di Marchionne al box Ferrari è la presenza del padre di Hamilton al suo cospetto. Quanto accaduto in Ungheria rimette tutto nella giusta scala dei valori: c'è Marchionne ai box Ferrari, Vettel rompe lo sterzo ed è costretto a guidare per metà gara con il volante piegato di 45° nella speranza che non si frantumi del tutto, Hamilton però ha il padre accordo a fargli visita, quindi Vettel vince la gara tenendosi pure dietro Raikkonen.

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Gran premio di Ungheria: Hamilton restituisce la posizione a Bottas

Uno dei fatti che hanno caratterizzato il campionato di quest'anno è la deriva zen di Lewis Hamilton. Dopo il ritiro di Rosberg è stata fortemente necessaria una svolta, un cambio di registro all'interno del team, l'instaurazione di un rapporto di galanteria almeno apparente che facesse sembrare la squadra unita ed affiatata. Hamilton: esci da questo corpo! Esci da questo corpo! Siamo addirittura arrivati al punto di trovarlo, alla vigilia del gran premio, a passeggiare insieme a Roscoe scattandosi selfie con "il suo migliore amico". Ridateci Justin Bieber! Ridateci Rihanna e i balli in mutande al carnevale alle Barbados! Ridateci anche la Pussycat Doll se necessario!
Nel tentantivo di recuperare qualche punto su Vettel e le Ferrari in generale, circa a metà gara viene dato l'ordine a Bottas (più tappo che mai) di lasciar passare Hamilton, dietro di sè, con la promessa che, se non fosse riuscito a prendere Raikkonen, gliela avrebbe restituita. Nel momento stesso in cui questa promessa è stata pronunciata non ho idea di quante persone erano certe che sarebbe stata mantenuta, ma dico proprio dallo stesso muretto. Bottas, tuttavia, seconda guida da contratto, accetta e lascia passare. La restituzione non è immediata, sia chiaro, si erano detti 5 giri, che sono stato prorogati con altri 5 giri ed allungati ancora di qualche altro giro... nel frattempo Bottas aveva accumulato alle spalle di Hamilton un ritardo imbarazzante, per restituirgli la posizione si è dovuto rallentare un bel po', Bottasa avrebbe almeno potuto collaborare, ma probabilmente ricorderemo per sempre questa è deriva zen di Hamilton figlia della miglior crisi di mezza età: in quel momento ha detto di voler fare le cose nel modo giusto ed il karma lo ha ripagato.

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 Gran premio del Belgio - Force India vs Force India

Tra tutti i fatti e fattarelli della stagione, i meno scontati, più emozionanti, meno pilotati dall'alto sono stati sicuramente quelli che hanno caratterizzato la lotta intena in Force India. Apice della vicenda al Gran premio del Belgio: unici che hanno messo in scena uno spettacolino quantomeno interessante all'occhio del pubblico. Perez e Ocon hanno dimostrato al mondo come funzionano le cose quando i due compagni di squadra sono lasciati veramente - veramente per davvero - liberi di lottare tra di loro. Quando uno dei due non si sveglia alla mattina con uno stimolo di generosità. Quando uno dei due non ha diritto di stare davanti... ma ancora cinque giri. Allora altri cinque però poi basta. Perez e Ocon hanno avuto sotto al sedere una vettura decente e sono abbastanza giovani e intraprendenti da non preferire accodarsi pur di arrivare in fondo, devono dimostrare ora, in questo momento della carriera quel che possano fare. E quel che possono fare lo fanno... e se uno dei due finisce a muro: yeah! Lo spettacolo ci guadagna... tanto in pista che fuori pista, soprattutto grazie al tono assunto dai due protagonisti giusto un filo colorati.
"Perez ha provato ad ammazzarmi due volte", ha tuonato Ocon subito dopo la gara. A calmare le acque sono sopraggiunti i buoni vecchi PR manager che, dall'alto della loro pacatezza e professionalità hanno fatto in modo che uno (Perez) mettesse in rete due video nei quali esprimeva - con l'espressione da cane bastonato e i tipici occhioni del gatto con gli stivali - il suo punto di vista sugli incidenti. Ocon ha replicato con un post che - seriamente - non sembrava neanche scritto dalla stessa persona, ma confermava di essersi chiarito con il compagno di squadra e con il Team ed essere pronto ad andare avanti... ed hanno ricominciato alla grande a far finta di essere amici.

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 Gran premio di Singapore: la grande partenza

Questo è stato un momento epico, un altro di quelli che ci ricorderemo per gli anni a venire, ed è comico che sia successo tutto a poche settimane dal rinnovo dei rispettivi contratti degli uomini in rosso, perchè magari avrebbe anche potuto lasciare adito a qualche dubbio. 
In prima fila Vettel e Verstappen: un week end partito sull'anomalo, le RedBull che sorprendentemente sono andate meglio di tante altre sin dalle prove libere, le Mercedes che arrancavano un po', le Ferrari non ancora convinte di voler davvero dare il loro meglio. In qualifica Vettel si è gasato e ha battuto tutti: dietro di lui le Red Bull, poi con calma Raikkonen. Maluccio le Mercedes costrette ad accodarsi al gruppetto di testa. 
La domenica ci ha accolto sotto ad un simpatico scroscio di pioggia, una cosa che avrebbe potuto tranquillamente far posticipare l'inizio della gara ma, a quanto pare, al di fuori del terreno dell'Unione Europea siamo un po' tutti meno suscettibili. La gara parte comunque, sotto l'acqua e senza SC in pista... e per alcuni finisce una curva dopo. 
Raikkonen dalla seconda fila tenta di fare un passo più lungo della gamba, Verstappen spererebbe di non farsi fregare da nessuno, Vettel mira a non farsi fregare la pole position dal nano. Peccato che queste tre traiettorie mirino tutte esattamente allo stesso punto e l'impatto è inevitabile e devastante: Verstappen e Raikkonen muoiono sul colpo, Vettel rantola un po' più in là, poi inciampa sulle sue stesse stringhe e sfracella metà vettura contro una barriera protettiva e percorre metà pista in retromarcia prima di fermarsi.

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Gran premio di Malesia: traguardi burrascosi ed autostop

Il codice civile sostiene che, in caso di scontro tra veicoli - che non seguono la guida di rotaie -  ciascuno dei conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli veicoli. Sia chiaro: è solo una presunzione. Però Vettel è finito con una gomma sul bauletto, ed è tornato a casa a cavalcioni di Wehrlein che, potendo scegliere, io avrei chiesto un passaggio a qualcun'altro. Nota buffa ed amara della situazione: tutto questo è successo dopo la bandiera a scacchi, dopo la fine della gara, quando l'unico interesse che dovresti avere sarebbe quello di tornartene ai box e farti una doccia, salvo essere sul podio e dover bere dalla scarpa di Ricciardo. Vettel guardava le stelle, Stroll improvvisava traiettorie a casaccio, giusto per festeggiare l'essere arrivato sano e salvo al traguardo... e si è dovuto smentire subito. Va bene concludere la gara ma davvero non portare a casa neanche un pezzo di guard rail?

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Gran premio del Messico: the best of all

Tre vetture, tutte e tre impazienti di essere in vetta a tutte le altre sin dalla prima curva: un Hamilton al quale sarebbe bastato arrivare a traguardo per essere felice, un Verstappen che deve sgomitare alla partenza per contratto, un Vettel che doveva ancora tenere in piedi quella pantomima mai risolta del titolo mondiale che doveva ancora essere in ballo. Insomma: cose a cui non credeva nessuno, ma è chiaro, già in questi pochi anni di carriera di Verstappen, che è nato per combinare scompiglio nelle ultime gare del mondiale, quando dovrebbe starsene zitto e muto e lasciare che i contendenti al titolo se la vedano tra di loro... ed invece no. Con la sola differenza che qua non c'era niente da contendersi: Hamilton poteva anche non avere ancora il titolo in tasca con certezza matematica ma, a quella condizione di punteggio, l'unico modo per rischiare di perderlo era rompersi una gamba ed essere costretto a letto per un mese. Ed anche il quel caso Vettel non avrebbe avuto vita facile per recuperare il distacco. Si sarebbe potuto evitare quel contatto? Sì. Avrebbe cambiato qualcosa? No. Alla fin dei conti è andata bene per tutti in questo modo ed è stata una delle gare più fighe viste dall'inizio della stagione.
Un grande botto all'inizio, i due contendenti al titolo che tornano ai box con le pive nel sacco, che tornano in pista in ultima posizione con un decennio di ritardo su tutti gli altri ed iniziano a risalire la corrente come una carpa il fiume. Tutto questo è stato meraviglioso. Vettel che ci riesce un po' prima ed un po' meglio di Hamilton. Hamilton che fatica, chiaramente ha qualcosa che non va nella vettura, chiaramente dal contatto è quello che ne è uscito peggio, chiaramente è quello a cui non interessa niente rimontare: chiaramente è quello che si porta a casa il titolo anche arrivando ultimo. Poi c'è Vettel, al quale può interessare guadagnare piazza dopo piazza, perchè la matematica dice una cosa sola: se arriva secondo il mondiale non si sarebbe chiuso definitivamente. E' stata divertente, è stata combattuta, è stata una gara che finalmente ha dato un senso a questa strana infame passione di piazzarci tutte le domeniche a guardar granpremi.

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